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mercoledì 10 novembre 2010

Maggior tutela per i figli di extracomunitari a rischio di espulsione

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, hanno stabilito che non si possono espellere gli stranieri, anche se hanno commesso reati, nel caso in cui il loro allontanamento dall’Italia, tramite il rimpatrio, abbia riflessi negativi sul generale equilibrio psico-fisico dei loro bambini.

Tale decisione ha aumentato la tutela in favore dei figli degli stranieri, superando la prevalente interpretazione restrittiva che limitava il beneficio previsto dall’articolo 31 del D.Lgs. n. 286 del 1998 alle “situazioni di emergenza o alle circostanze contingenti ed eccezionali strettamente collegate alla salute” stabilendo che, i gravi motivi di cui alla suddetta norma, devono essere applicate ad un ventaglio molto più ampio di circostanze.

Secondo i giudici una lettura estensiva della garanzia, che superi il paletto della mera patologia del minore, è necessaria per essere in linea con l'ampia protezione riconosciuta dalla Costituzione.

Tale assistenza, prescinde dalla condizione di cittadini e di stranieri dei genitori, ma nasce dal presupposto dell'importanza del ruolo svolto da madre e padre nell'educazione dei figli.

Codesti valori sono fondamentali della dignità umana, così come si evince da consolidata della dignità giurisprudenza comunitaria ed internazionale.
In vero, le decisioni della Corte di Giustizia Europea e della Corte dei Diritti dell’Uomo hanno interpretato il ricongiungimento familiare alla luce alla luce del rispetto dei diritti inviolabili della persona.

Pertanto, fra i “gravi motivi” vanno ricomprese tutte le circostanze in grado di produrre qualsiasi danno effettivo, concreto, percepibile e obiettivamente grave che, in considerazione dell’età o delle condizioni di salute ricollegabili al complessivo equilibrio psico-fisico, derivi o deriverà certamente al minore dall’allontanamento del familiare o dal suo definitivo sradicamento dall’ambiente in cui è cresciuto.

Alla luce di quanto finora detto, è necessario evidenziare che la Suprema Corte rileva l’importanza di bilanciare l’interesse del minore con le esigenze di ordine pubblico del nostro Paese, in considerazione della normativa sull’immigrazione.

Infatti, la possibilità di evitare l'espulsione anche al di là delle situazioni di emergenza non può assolutamente trasformarsi in una sorta di sanatoria permanente, in cui il minore rischia di essere lo strumento per superare la legge.

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