Raggiunto il diritto alla pensione si deve continuare a lavorare in attesa che si apra la relativa finestra.
La finestra fa fatica a essere digerita. Ora poiché dal prossimo anno l'attesa passerà a 12 mesi per i lavoratori dipendenti (18 per quelli autonomi) l'insofferenza diventa più palpabile.
Si tratta di lavorare un anno in più e per molti diventa un peso. È bene chiarire che restare al lavoro in attesa della finestra non è un obbligo di legge: è una semplice facoltà del lavoratore.
Che può metterla in pratica o può invece snobbare. È chiaro che una scelta piuttosto che un'altra ha conseguenze pesantissime sulle finanze degli interessati, in quanto:
1) restare al lavoro significa anche ricevere la busta paga per un altro anno;
2) andarsene a casa significa anche restare un anno senza stipendio e senza pensione.
Molti poi lamentano che oltre al danno dell'attesa c'è anche la beffa del mancato riconoscimento in pensione dei 12 mesi ai 40.
Ciò è vero: l'anno in più viene cancellato dal calcolo della pensione. Ma non del tutto, anche se questo particolare è sempre dimenticato.
Il 41° anno non è calcolato dal punto di vista dell'anzianità contributiva ma ha il suo peso ai fini della quantificazione della retribuzione, cioè dell'altra determinante leva sulla quale si basa la misura della pensione.
Infatti la pensione retributiva è rapportata a 40 anni (con il riconoscimento del 2% annuo per arrivare all'80% dello stipendio), ma è anche calcolata sulle retribuzioni degli ultimi cinque anni (per la quota A) e degli ultimi dieci (quota B). E in questa ricerca della retribuzione pensionabile entra a pieno diritto il 41° anno, quale periodo terminale della vicenda assicurativa e contributiva del lavoratore.
E se per caso durante questo anno si è avuto un aumento di stipendio, questo fatto procurerà un miglioramento della misura pensionistica. Se poi dovesse ricadere in tale anno un rinnovo contrattuale la pensione ne avrebbe un ulteriore vantaggio.
Ultima protesta: con la nuova legge c'è il «raddoppio» dei tempi di attesa. Non è così. Oggi le finestre delle pensioni di vecchiaia e di quelle ottenute con 40 anni di contributi hanno una cadenza trimestrale: chi raggiunge i requisiti in un determinato trimestre va in pensione con l'inizio del trimestre successivo. Ma questo significa che i tempi di attesa vanno da 3 a 5 mesi.
Se poi si tratta di pensioni di anzianità con meno di 40 anni di contributi la finestra si apre a blocchi semestrali. Il che significa che i tempi di attesa vanno da 6 a 11 mesi.
a cura di Bruno Benelli
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